Una volta la condivisione del dolore era un fatto privato.

L’unico momento in cui i familiari del defunto concedevano un avvicinamento era quello fisico delle condoglianze, tristissima sfilata di gente a volte più per dire “io c’ero” che “mi dispiace”.

In Ziddai il rito comincia con uno dei servizi più utili alla comunità: la lettura delle necrologie sul quotidiano locale. Ma da qualche tempo facebook ci da la possibilità di sapere, ancor prima della carta stampata, chi se n’è andato. E qualcuno scopre che esistevano persone delle quali avevano lontanamente sentito parlare. Non potendo fare personalmente le condoglianze alla famiglia, la gente vuole partecipare, vagamente si informa su chi era quel cantante, quell’attrice, quel disgraziato che qualcosa ha fatto – evidentemente – se tutti ne parlano.
E nell’ennesimo atto di cannibalismo caro al più essenziale dei riti socioantropologici, posta foto del morto, canzoni mai sentite, frasi mai dette e contributi condivisi come se ci appartenessero da sempre.
Non sono un fan di David Bowie, anche se gli riconosco un posto d’onore nella storia della musica.
Non posterò una sua foto su facebook per dire che c’ero, che io faccio parte di un mondo.
Casomai è David Bowie che fa parte del nostro, che lo si voglia o no.

Oggi ho ammirato e salvato due commenti su tutti. Li ripropongo per un pubblico dibattito:

Christian Marchetti
Vorrei chiedere a tutti voi di darvi una regolata. Perché francamente faccio una fatica ladra a credere a tutti coloro i quali oggi scrivono post quali “Era uno dei miei artisti preferiti”, “Ha scritto la colonna sonora dei miei giorni più belli, “Ciao David, insegna agli angeli la tua musica”. Tutto ciò in una deflagrazione musicale come nemmeno all’Eurofestival. Dove sono tutti questi amanti di David Bowie, Lemmy Kilmister e, prima di loro, di Lou Reed nella vita di tutti i giorni? Siamo davvero un popolo di navigatori, poeti e appassionati di musica con la M maiuscola? Se così fosse Kekko dei Modà pulirebbe pollai con il suo fido badile a 5 euro il pollaio, il Vaticano sarebbe un quartiere residenziale con al centro lo stadio della Lodigiani (per chi la ricorda) e al Governo avremmo un partito fichissimo e con un nome bislacco tipo Movimento per la salvaguardia del cunnilingus fatto come si deve.

E ancora, Michele Vargiu:
E’ bellissima questa cosa di Facebook del tirare fuori il peggio della miseria umana in ogni situazione. Tipo oggi, muore Bowie,no? Insieme ai sacrosanti messaggi di cordoglio, personalissimi per ognuno, ecco arrivare gli sfottò, le prese di posizione, gli scatti di orgoglio di chi “non lo ha mai ascoltato e se ne vanta”, di chi lo reputava un “frocetto”, etc. Sfottò che-guarda com’è strano!-, arrivano per lo più da musicistucoli da cantina, scrittorucoli insulsi, “artisti” buoni per la sagra della cotica. Cerchiamo di affrontare le cose con obiettività: Non siete nessuno. Ma proprio nessuno-nessuno.
Non vi piaceva Bowie?
Echiccazzosenefrega. Di voi e dei vostri gusti musicali.
Il punto qui è accettare la grandezza di un uomo. Creativa, umana.
Non riuscite a fare questo?
Bravi. Ve la meritate tutta, allora, la sagra della cotica.
Sparatevi in testa, alla prossima edizione.

Luca Losito

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