È passato poco più di un anno dall’elezione di Giuseppe Mascia a sindaco di Sassari. Un anno che, per intensità e risultati, sembra già aver segnato un cambio di passo nella vita amministrativa della città. Le difficoltà non sono mancate: dalla gestione dei bilanci comunali alla riorganizzazione della macchina amministrativa, dalla necessità di dare risposte immediate ai cittadini sul fronte dei servizi fino alle prospettive di sviluppo connesse alla futura Città Metropolitana. Sfide complesse, che richiedevano non solo capacità di governo, ma anche la forza di imprimere un metodo diverso.
Il metodo scelto da Mascia è stato chiaro sin dall’inizio: non un sindaco accentratore, ma un primo cittadino capace di guidare una squadra. Giunta, consiglieri e commissioni hanno trovato in lui un riferimento costante, ma non un padrone. Lavorano in maniera lineare, con una visione condivisa e un coordinamento che ha permesso di affrontare i nodi della città senza cadere nelle paralisi del passato. Ed è proprio questo stile collegiale che i cittadini hanno cominciato a percepire, riconoscendo un’amministrazione che non lavora in solitudine ma come un organismo unito.
Due discese dei Candelieri consecutive hanno offerto l’immagine più immediata di questo rapporto tra istituzioni e comunità. Nel 2024 Mascia era il sindaco fresco di elezione, accolto con applausi che avevano il sapore della novità e della speranza. Qualche giorno fa, invece, l’applauso si è trasformato in un gesto consapevole, quasi in un riconoscimento: la città ha salutato non solo l’uomo, ma il lavoro che si è cominciato a vedere. Non è un plebiscito, certo. Gli applausi non sono voti, né sondaggi. Ma restano un segnale importante, un termometro del clima cittadino, e fotografano una comunità che sceglie di credere nel proprio futuro. E anche il primo cittadino ha avvertito questo segnale: nella sua commozione c’è la forza della responsabilità, in quegli applausi c’è la conferma della fiducia ed allo stesso tempo un desiderio che si continui a lavorare in questa direzione. Sassari può farcela, abbiamo detto tutti insieme tra gli abbracci, i sorrisi e i tanti brindisi A ZENT’ANNI.
Le cronache locali, in particolare i colleghi della Nuova Sardegna, hanno sottolineato come la sfida decisiva ora sia la definizione della Città Metropolitana del Nord Sardegna. Una partita storica, che può cambiare per sempre il ruolo di Sassari e la sua centralità politica ed economica. Gestire questa transizione richiederà equilibrio e autorevolezza, qualità che Mascia ha dimostrato di possedere. Ma richiederà anche la capacità di portare avanti progetti concreti: infrastrutture, mobilità sostenibile, servizi sociali, valorizzazione culturale e turistica.
I cittadini, da parte loro, hanno cominciato ad accorgersi che qualcosa sta cambiando. Non tutto si risolve in dodici mesi, ma la percezione di un’amministrazione più presente, più trasparente e più vicina alle esigenze quotidiane è un capitale politico importante. È questo, forse, il risultato più significativo di questo primo anno: avere restituito fiducia a una comunità che per troppo tempo si era sentita distante dalle istituzioni.
La strada è lunga e gli ostacoli non mancano. Ma se l’inizio è stato promettente, sarà la capacità di consolidare il rapporto con i cittadini a fare la differenza. Perché governare Sassari non significa solo amministrare un bilancio o portare avanti dei progetti. Significa guidare una comunità che vuole stare dalla parte giusta della storia, che vuole credere nel proprio destino e che oggi sente di avere al suo fianco un’amministrazione onesta, capace e coerente.
Gli applausi di agosto, in fondo, raccontano proprio questo: una città che comincia a riconoscersi nelle sue istituzioni e che, per la prima volta dopo anni, sente che due cuori battono insieme — quello dei cittadini e quello di chi li amministra.
Luca Losito
FOTO: COSTANTINO IDINI
