Come sempre, dopo un attentato terroristico, il dolore e l’indignazione prevalgono su tutti gli altri sensi, invadono i pensieri, si mescolano al desiderio di vendetta e alla voglia di una violenta rivalsa… ma.

Ma.

Ma se il cuore ha ragione a battere più forte, non siamo fatti di solo sangue.
Non è facile stare calmi quando la questione ci riguarda da vicino.
Ma che accadrebbe se a giudicare un assassino fossero i genitori della vittima?
Quante volte in un film abbiam sentito espressioni quali: ti tolgo questa indagine, sei troppo coinvolto. Quante?

Ebbene, la vita non è un film, è molto peggio, purtroppo.

Molto difficile prendere posizione, se accusi l’Islam sei razzista, se li difendi sei buonista e cieco. Perché ancora non abbiamo compreso che l’unica cosa che dovremmo difendere è la verità. E la verità non appartiene alla fede, per quanto sia negata alla natura stessa dell’essere umano.

Solo la verità, l’onestà, la giustizia, la cultura, il rispetto portano alla pace, quella vera.

E, per fortuna, voi italiani non avete idea di cosa abbiamo provato l’11 settembre 2001.
Sulle vostre tv ci avete visto piangere, strepitare, urlare… NIENTE, rispetto ai giorni successivi, quando domandammo a gran voce ai nostri quotidiani di smettere di pubblicare i nomi delle vittime. Perché non volevamo aggiungere dolore al dolore. Perché con la razionalità faceva ancor più male.
Forse avete provato qualcosa quando a Nassiriya… vi ricordate, vero?
19 vostri figli morirono quel giorno. A New York 2974, compresi i terroristi.
Non ne sto facendo una questione di quantità, anche un solo innocente fa male.
Cosa raccontereste ad una madre che ha perso il figlio soldato in Siria nel 2017?
Ci rendiamo conto? Forse non del tutto.

Non è tempo di rabbia, ma di saggezza, diceva Yasser Arafat ai funerali dei palestinesi sparati a vista dai soldati israeliani.

Intanto, parliamo di termini: il terrorismo non è ISLAMISTA, perché è vero che l’ISLAMISMO è la dottrina islamica ma l’ISLAMISTA è uno studioso dell’ISLAM. E non esistono terroristi islamici, così come non esistono bombe buddiste, proiettili cattolici, cannoni protestanti, così come Yigal Amir, autore dell’omicidio di Yitzhak Rabin, che urla L’HO FATTO IN NOME DI DIO, non è un asssassino ebreo, è solo un criminale.

Esiste solo un nemico invisibile, che ci colpisce vigliaccamente, e continuerà a farlo.

Ma ciò che è davvero terrrorista, perché ci terrorizza nel profondo, nelle nostre coscienze, è quel qualcosa indefinibile, che ci costruisce una sagoma da seguire, facile e altrettando vigliacca: è quella voglia di dare la colpa a qualcosa che non conosciamo, che è distante dalla nostra cultura e dalla quale dovremmo prendere distanza, posizione, indignazione. Quindi in occasioni come queste urliamo A MORTE I MUSULMANI, sbagliando.
Perché preferiamo la paura, l’istinto, la vendetta, cose facili da provare, che dimostrano solamente che i terroristi hanno vinto, ci hanno portato dalla loro parte, ora siamo come loro. Diventiamo vigliacchi, impauriti, istintivi, vendicativi, criminali. Proprio come loro.

Barcellona ha reagito, immediatamente, con una frase della sindaca Ada Colau, adddirittura a sangue caldo, che è già nella storia:
Barcellona città di PACE. Il TERRORE non riuscirà a farci smettere di essere ciò che SIAMO: una città APERTA al mondo, CORAGGIOSA e SOLIDALE.

Il nostro nemico è invisibile. Quello visibile siamo noi. Quando non comprendiamo ciò che accade, vogliamo assassinare i nostri fratelli feriti due volte, vorrei raccontarvi dei nonni dei miei amici islamici, vecchi orgogliosi che non viaggiano più, per non vedere i volti della polizia aeroportuale che legge il loro cognome sul passaporto. Senza alcuna colpa.

Voglio farvi una domanda: conoscete personalmente una famiglia che abbraccia una religione diversa dalla vostra, magari che abita vicino a voi, un amico senegalese, un ebreo, un testimone di Geova?
Sono così diversi da noi? Avreste davvero il coraggio di scrivere su internet che meritano lo sterminio, l’indifferenza o la solidarietà solo per essere stati accomunati, ingiustamente, a chi colpisce in nome di chissà quale Dio?

Infine, qualcuno si è chiesto anche come mai in Italia ancora non siamo stati attaccati.
Tra le risposte più assurde quella, senza alcun riscontro di dati, che siamo la culla del terrorismo, collegando il fenomeno ai migranti.

Ma, come giustamente ha detto Alba Rosa Galleri su facebook, Il terrorismo sta all’immigrazione come la minchia al cavolfiore e come Salvini all’intelligenza.

Mi auguro che non accada mai, amici miei, che qualcuno vi ferisca nel profondo, per farvi comprendere, col sangue, che non avete ragione.

Vi voglio bene, fratelli italiani.

Fletch

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