C’è un romanzo postumo di Ernest Hemingway, pubblicato nel 1999, “VERO ALL’ALBA”, che parla di Africa, soprattutto. Un passo recita così:

“Esistono luoghi mistici che fanno parte dell’infanzia di ognuno. Quelli che a volte ricordiamo e visitiamo in sogno, mentre dormiamo. Di notte sono belli come lo erano quando eravamo bambini. Se mai tornaste a vederli, non ci sono. Ma di notte, se avete la fortuna di sognarli, sono stupendi come non lo sono mai stati. [...] Avere un cuore da bambino non è una vergogna, è un onore. Un uomo deve comportarsi da uomo. Deve sempre combattere, preferibilmente e saggiamente, con le probabilità in suo favore, ma in caso di necessità deve combattere anche contro qualunque probabilità e senza preoccuparsi dell’esito. Deve seguire fin dove possibile i propri usi e le proprie leggi tribali, e quando non può, deve accettare la punizione prevista da queste leggi. Ma non gli si deve mai dire come un rimprovero che ha conservato un cuore da bambino, un’onestà da bambino, una freschezza e una nobiltà da bambino.

Salvatore Palita è un sognatore. E qualche volta ha sognato Hemingway. Insieme a tanti altri. Ora è grande ed è seduto per terra, sul legno. Ha un casco da aviatore in testa, gli occhialoni da pilota esperto e un sorriso costante. Si è volutamente perso nella soffitta identica a quella di Verne e Salgari, dove ha aperto un grande baule di cuoio con ricordi che gli appartengono, ed altri presi in prestito. E quella soffitta si trasforma in una sala giochi dove le nuove generazioni non possono arrivare. Perché neanche immaginano quanti mondi ci sono oltre la discoteca, oltre le false amicizie, da scoprire semplicemente sfogliando un libro di avventure. Nella pittura e nei collage di Palita c’è Moby Dick, il piccolo principe e tanti omaggi a testi, scrittori, personaggi e stringhe di scarpe colorate mescolate tra i pastelli, un paio di forbici, vecchie riviste e la colla profumata di pasta di mandorle. Grafica pittorica è solo una tecnica, una convenzione riduttiva per illustrare un pensiero bambino raccontato a chi ha dimenticato di esserlo stato, una volta.

In quella soffitta c’è il Tore bambino da sempre e per sempre, c’è la stessa Africa in giardino dell’Azzurro di Paolo Conte. Magari l’artista Palita, un giorno non lontano, potrebbe realizzarlo e regalarcelo. Saremmo felici di appenderlo in redazione. Di sua personale iniziativa e spontaneamente, sia chiaro.

Luca Losito

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