Metti che una sera io sogni di andare a cena con il presidente Obama.

Metti che il giorno dopo mi svegli e New York sia essenzialmente la stessa, scenda a passeggiare nell’upper west side pensando di incontrarlo davvero il presidente Obama. Metti che io riceva una telefonata da Sassari e mi raccontino di aver visto in una sola serata alcuni assessori a cena con qualche giornalista. Ma non tutti insieme, ognuno con un giornalista diverso e in un posto diverso. Metti che io non capisca il nesso, ma quanto mi sarebbe piaciuto tornare a dormire e sognarli tutti quei politici sassaresi, magari con Obama capotavola.

Metti invece che l’assessore in questione sia proprio l’assessore alle culture Dolores Lai. E che quella sera non sia andata a cena con nessuno. Perché quella sera l’assessore Lai era il primo giurato (primo in lista, non certo in ordine di importanza) del Premio Nino Costa per il teatro. Ho visto Nino Costa una sola volta, era vecchietto ma non aveva perso quel suo meraviglioso sorriso da clown autentico. Io ero bambino, a Sassari forse per la prima volta, e lui stava seduto su un palchetto. A fine serata lo nominarono, lui fece un cortese ma un po’ imbarazzato saluto e per un attimo ci sentimmo tutti salutati. Un premio a lui dedicato, oltre che doveroso, fa onore a tutta la città, anche quelli che quel giorno a teatro non c’erano.

Però questo premio è patrocinato e finanziato dal Comune di Sassari, anzi proprio dall’assessorato alle culture, dunque dall’assessore Dolores Lai. E fin qui non ho niente da obbiettare. Mi chiedo solo come si concili il ruolo di assessore, (patrocinatore, finanziatore e sostenitore di un’iniziativa lodevolissima) e quello di giurato di quello stesso premio. Ma forse la mia cultura è distante dalla vostra e, del resto, non c’è nessuna legge che lo vieta.

Ho ben poco da alzare la voce, qui negli States accade ben di peggio: politici che finanziano convention con soldi pubblici e poi fanno lavorare il cugino disc jockey alla festa di finanziamento, sperperi e ruberie sulla linea di confine tra il pubblico e privato, non vi dico quanto è costato il capodanno a Times Square! E dire che quest’anno il nostro sindaco aveva annunciato di voler risparmiare. Ma come? Riducendo il numero delle centomila luci dell’albero di natale al Rockefeller Center? Che poi forse non sono proprio centomila. Ma hanno fatto figurare di averne acquistato oltre centomila. Ma sono riciclate, ve lo assicuro. Sono le stesse del capodanno dell’anno passato. E chi organizza il capodanno qui è sempre lo stesso personaggio. Quel che voglio dire che qui da noi sono più furbi, sono in malafede, hanno studiato cattiveria.

Invece nel caso sassarese sono certissimo che il gesto dell’assessore di partecipare come giurato ad un premio teatrale, non ha niente in comune con le ruberie di casa mia, sono convintissimo che sia stato compiuto in assoluta buona fede, non c’è nessuna ironia nelle mie parole; tra l’altro -  voglio ripeterlo a voce alta – non c’è nessuna legge che vieti ad un dirigente politico pubblico, dipendente dei cittadini, di fare parte di una giuria di un premio finanziato e patrocinato dall’ente che quel dirigente presiede, seppure in veste di assessore con data di scadenza.

Il mio direttore è convinto che riceveremo presto una lettera dall’assessore Lai e che tutto sarà chiarito. Se poi l’assessore volesse spedirci una bottiglia di champagne (pagata, sia chiaro, con le monetine del suo salvadanaio senza prendere esempio dai politici statunitensi) saremo lieti di stapparla e brindare alla sua salute.

Attendiamo risposte, anche ufficiose.

Fletch

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