Chi eredita il verso e il verbo del Grillo parlante?

Durante gli anni di duri studi universitari professor Loyola ci ammoniva in merito alla circolarità della storia. Ma l’idea che ciclicamente gli avvenimenti si susseguissero nel corso dei secoli era un concetto difficilmente acquistabile da noi neanche ventenni,  considerata la spensieratezza goliardica che accompagnava le nostre giornate.

Oggi quel cerchio è sempre più piccolo, frutto forse della nostra scarsa capacità a ricordare, colpa di una memoria non più allenata, colpa di chi? Quel ripetersi della storia dura meno di un secolo, molto meno.

E quando osservo certa cultura politica, senza cultura né politica, senza opinioni se non insulti urlati e compromessi mal celati, penso che non si possa davvero tacere.

Ecco perché finalmente esprimo la mia chiara opinione sul fenomeno Grillo, un uomo che mi ha sempre fatto riflettere, ridere amaramente, un comico ultracomico che mi ha sempre affascinato, che ho stimato.

Badate bene, Grillo non mi fa paura. Ma molti dei suoi accoliti mi preoccupano. Dopo la decisione di nominare CommissarioPerLaComunicazione quel Daniele Martinelli che ricordo – ancora una volta la mia fallace memoria – esser buono solo a dire VAFFANCULO su YouTube, i seguaci e discepoli del Grillo parlante invadono il web, scrivono TUTTO MAIUSCOLO sui social network, vogliono cambiare tutto, riformare tutto, rompere tutto.

In uno degli ultimi fervidi e simpatici scambi di opinione con uno dei suoi celebranti, (in genere oneste formiche operose che del grillo non hanno ereditato neanche il verso), ho chiesto il perché di così tanta difficoltà ad incontrare il presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti. Mi è stato risposto, pubblicamente, così: “Che faccia la fila! Lo incontreremo dopo i capimafia, i corrotti e i camorristi. Se avremo tempo e voglia. Ora c’è bisogno soltanto di uomini muscolosi e forti, con grandi cesoie, per tagliare i rami secchi”.

Ricordando che anche Benito Mussolini, nato socialista, partì dall’idea di riforme agrarie e bonifiche, nuovi calendari e figli soldati per il futuro, ho immaginato proprio quegli uomini muscolosi e forti, con grandi cesoie che piegano le spighe di grano sotto il sole italico. La scritta, ovviamente, recitava VIVA IL DUCE.

Del resto, “qualche” anno prima del mio professore, Francesco Guicciardini ammoniva altrettanto alacremente:

“Le cose passate fanno luce alle cose future, perché il mondo fu sempre di una medesima sorte. E tutto quello che è e sarà, è stato in altro tempo; e le cose medesime ritornano ma sotto diversi nomi e colori; però ognuno non le riconosce, ma solo chi è saggio e le osserva le considera diligentemente”.

 

Luca Losito

Social Share Counters