Non è cosa semplice per Sassari City elogiare, dato che piuttosto risulta certamente più consona alle nostre urlanti corde vocali denunciare le troppe situazioni critiche del nostro territorio.

Eppure questa volta dobbiamo plaudere con convinzione all’iniziativa “Si può fare” dell’associazione cagliaritana Scirarindi (tradotto per i non campidanesi significa “sveglia”) e sponsorizzata dal Comune di Sassari.

Il sottotitolo del progetto è “Vivere naturalmente nel Nord Sardegna”, a rappresentare di per se un forte punto di rottura con un passato che ha visto alternarsi in questa parte di Sardegna di sciacalli d’ogni genere, dalla Sir all’Eni, dall’Eon alla Vynils, che a tutto hanno pensato (in particolare al profitto ed al prosciugamento di fondi pubblici) ,fuorchè ad operare in linea con le leggi a tutela del paesaggio, il quale viceversa è stato devastato impunemente.

E’ in questa logica che ci convince l’iniziativa che tenuta a Sassari i giorni 8 e 9 Giugno presso uno spazio quasi sconosciuto della nostra città, ovvero la vallata della fontana del Rosello, un luogo spesso citato nella cronaca per le azioni suicide di troppi concittadini che scelgono il sovrastante ed omonimo nonché fascistissimo ponte per compiere l’ultimo atto della loro esistenza.

Complice l’attuale devastante crisi, questo atti si sono talmente moltiplicati da non venire più nemmeno menzionati nei quotidiani locali, lasciando talvolta accanto ai fasci littori della struttura in ferro, mazzi bianchi di fiori con qualche pietoso biglietto di commiato.

Perché, per chi non lo avesse ancora capito, la città muore ogni volta che un cittadino decide volontariamente di privarsi del suo grembo. E noi moriamo con quell’anima, spesso inconsapevolmente, talvolta colpevolmente.

Quindi proprio sotto quel ponte, che collega non solo idealmente la Tatthari Mannu con la sua periferia più popolare, si apre sconosciuta ai più la vallata del Rosello, un luogo che un tempo rappresentò l’autentica ricchezza della “ziddai”, con i suoi orti irrigati e ben curati, e che ora è nulla più che un anonimo rifugio per cani randagi e disperati.

Per due interi giorni quel luogo ha visto così avvicendarsi le proposte di persone ed aziende del territorio con idee, prodotti, servizi e conoscenze atte a rendere la vita quotidiana più armonica, sostenibile ed equa.

In quest’occasione termini come Eco e Bio si sono alternati finalmente nella coscienza di tutti i partecipanti, per iniziare concretamente a plasmare in tutti una vera identità naturalistica che sarà il motore pulsante del prossimo futuro, al fine di evitare per sempre le devastazioni sistematiche del passato appena menzionate.

Sempre di più dovremo quindi familiarizzare con termini come edilizia ecocompatibile, medicina olistica, economia equa, alimentazione biologica. E magari imparare a lavorare la pasta madre o ad effettuare il compostaggio dei rifiuti organici, oppure ancora divertirsi nel creare il proprio orto domestico.

Appena qualche giorno fa si era celebrata la giornata mondiale dell’ecologia, all’ordine del motto “think, eat, save”, che per i non anglofoni risuona come un invito alla consapevolezza di un consumo ragionato e orientato al risparmio.

Quanti tra noi hanno al momento una vera coscienza in termini di consumi? Quanti ancora sprecano cibo e risorse, mostrando persino insensibilità rispetto alla loro provenienza? Quanti poi pongono in relazione la composizione delle stesse con la propria salute?

Ecco perché “Si può fare” è una bella iniziativa. Di quelle che contribuiscono a rimuovere le secolari ragnatele della vecchia coscienza collettiva consumistica.

Noi tutti gliene siamo grati, con la speranza che non rimanga un caso isolato.

Per il bene della Sardegna. Per la ripresa di Sassari e del suo territorio, che merita ben altro che ciminiere e gas cancerogeni e morti annunciate e rassegnazione.

Sveglia. Scirarindi. Isciddaddi.

 

Andrea Deiana

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