Puccio Savioli non è la reincarnazione di Leonardo Da Vinci. E nemmeno un discendente diretto. Ma certamente da qualche parte si sono incontrati. Qualcosa deve essere accaduto da qualche parte.

In un sogno reciproco, probabilmente. Dove si son detti tanto. E Puccio non smette di raccontarlo, in quello slancio verso il volo che tutte le sue opere possiedono.

C’è una storia buona da raccontare in ogni oggetto trovato, in ogni pezzo trasformato, in ogni goccia di pittura. A volte sembra quasi capitata lì per caso. Ma ad occhio attento ci si rende conto che il caso non è quasi mai caos. Non per questi oggetti. Forse si son rotti apposta per diventare ciò che sono, pare sussurrare qualcuno da un buio luminosissimo. Si tratta di un atmosfera nota, la sala sopra la libreria Dessì, ora Dessì Mondadori, la cui penombra voluta e i metalli sporgenti ma anche i legni accolgono l’arte.

Le opere di Puccio Savioli son più da vedere che da raccontare, magari con lui presente, parte stessa dell’opera. Alcune si muovono, altre parlano, altre emettono luce.
Altre stanno immobili, per scelta stessa dell’azione d’immobilità teatrale, non per negazione di potenzialità.

Un Theatre En Vol che regala emozioni e che non si perde nel mondo. Da sempre con lucida onestà.

C’è spazio per i segnalibro, per chiglie di marinai senza rotta, per l’ammiccare allo shodo e all’essenza dello zen.

In attesa di nuovi spazi, di nuovi voli, di nuovi sogni.

Luca Losito

 

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