«Una fatalità non prevedibile, non c’erano segnali d’allarme».

Questa è la dichiarazione dei sindaci di Sassari e Sorso all’indomani dell’incidente di Platamona!
Ora di cosa si stiano occupando questi nostri, non ci è dato saperlo. E’ sicuro che in questo martoriato Nord-Ovest della Sardegna non c’è una cosa che funzioni: trasporti, turismo, sanità, lavoro, acqua, mense scolastiche, campagna, scuola, cultura, ambiente, monnezza, niente! Cade un muro addosso ai bagnanti e la colpa è del muro che è vecchio e non ha avvisato; buttano tonnellate di cemento all’Argentiera e non abbiamo ancora capito il perché, salvo essere rassicurati da parte dell’assessore che sarà una cosa bella (eh!), 13 anni e la strada che doveva portare i sassaresi al mare è incompiuta, il Lido di Platamona sembra Sarajevo, le cunette o sono trattate a diserbanti o sono implasticate.

Io non la voglio sempre buttare contro il cane a sei zampe, ma è sicuro che il giorno che arrivò il Commendator Rovelli, tutto fu immolato in nome della chimica. E mentre noi bimbini inconsapevoli eravamo presi a raccogliere e collezionare dalla spiaggia di Platamona intriganti pallini color ocra al pvc, che tanti cancri ci hanno portato, i nostri amministratori stavano definitivamente volgendo lo sguardo alla Zona Industriale di Porto Torres, mettendo fine a quello che oggi avrebbe reso questa parte della Sardegna, incastonata nel Golfo dell’Asinara, un posto unico, ricco e rigoglioso.

Ora, l’unica cosa che funziona a Sassari é la Dinamo e il nostro sindaco pare che ne sia affetto, ecco nonostante questo, la città del basket, non ha neanche un campetto pubblico dove i ragazzi possano andare a fare due tiri, mio figlio per giocare è costretto a scavalcare tutte le sere, illegalmente e pericolosamente, un cancello alto due metri.

Ganau è stato il Sindaco dei Candelieri, Sanna il sindaco della Dinamo, a quando un sindaco che ci ridia almeno la bellezza? Prendetevi i soldi, le tangenti, non dateci un lavoro, ma almeno non dateci più veleni e cemento, lasciateci solo attraversare qualche volta il mare e la terra, sorseggiare ogni tanto qualche goccia di acqua di nuovo pulita, prendetevi il resto, noi sapremo come sopravvivere.
Perché non abbiamo dimenticato cosa era il mare.

Paola Pilisio

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