SASSARI – Ieri sera un fatto che, quanto meno, fa riflettere…

Intorno alle 18 passo in macchina in via XXXXX, qui a Sassari. Poco prima del XXXXX, in mezzo al traffico rallentato, noto un capannello di persone e poco serve per capire che c’è stato un incidente.
Rallento, abbasso il finestrino e chiedo ad un passante se ci sono feriti.
Sì, c’è un ferito-  mi dicono.
Accosto e mi avvicino.
Il ferito è un ragazzo di 16 anni. E’ sdraiato per terra, terrorizzato. Trema. Ha un arto fratturato. In attesa del 118, presto la mia assistenza.

Andiamo avanti…

Il 118 arriva e fa tutto ciò che c’è da fare, coadiuvato da un collega ortopedico che la fortuna vuole che sopraggiunga e che risulta ben più utile di me nel mobilizzare correttamente il traumatizzato.

Fin qui tutto perfetto.

Nel trambusto generale, chiedo se i vigili sono stati chiamati.
Ognuno dice la sua… i veicoli coinvolti sono un’utilitaria distrutta e lo scooter del ragazzo ridotto in frantumi… la strada è invasa di benzina… l’odore intenso si spande nell’aria.
Io non ho idea di chi sia l’uomo che ha investito il ragazzo, non si avvicina…
Esorto gli astanti a chiamare i vigili, mentre io cerco di confortare il ragazzo terrorizzato, ma nessuno fa nulla.
Una volta che il 118 porta via il ragazzo, anche io torno alla mia macchina e vado per la mia strada.

E ora arriva il bello.

Ho fatto il mio dovere di medico e ora il dovere di cittadina mi chiama.
Chiamo il 113, mi presento e descrivo l’accaduto, sottolineando che c’è un ferito, che è un minorenne, che è stato appena trasportato in ospedale dal 118, che ci sono rottami in mezzo alla strada e una pozza di benzina sull’asfalto… la centralinista taglia corto e mi dice “Signora, non è nostra competenza. Le passo la Polizia Municipale”.

Alcuni squilli e il centralinista dei Vigili Urbani risponde; io ripeto la pappardella e, senza darmi il tempo di finire, mi sento dire: “Signora, mi dispiace, non abbiamo pattuglie. Le due disponibili sono impegnate in un altro incidente. Chiami la Polizia o i Carabinieri.”
E io: “Io ho già chiamato la Polizia e sono stati loro a passare la telefonata a voi, in quanto di vostra competenza. Questo mi è stato detto.”
Dall’altro capo sento rispondermi: “Mi sembra strano, signora, che le abbiano detto così. Mi dispiace, non posso aiutarla. Riprovi a chiamare Polizia o Carabinieri. Buona sera.”
Click.

Non mi arrendo e ricompongo il 113. Mi risponde la stessa centralinista. Le dico che sono la signora che ha chiamato due minuti prima e le riferisco ciò che la Polizia Municipale mi ha risposto.
La centralinista comincia ad indisporsi nei miei confronti, mette in dubbio la mia parola e mi dice “Signora, è competenza della Polizia Municipale. La Polizia si occupa dei furti, delle rapine e bla bla bla blaaaaaaa… bla bla bla…”
Stavolta sono io che la interrompo, col tono più gentile e rispettoso che possa usare (sebbene la voglia di smettere all’istante di essere una Signora stia prendendo il sopravvento) e le dico: “Senta, signora, non si metta a farmi discorsi di competenze o meno, perché è tanto inopportuna quanto ridicola. Vi sto segnalando un incidente grave, con un ferito, che è perfino un minorenne. Vi sto dicendo che c’è una strada cittadina ingombra di resti di macchina e moto! Questa strada è invasa di benzina! Ne prenda atto e faccia ciò che deve e crede in coscienza! E se c’è da decidere di chi sono le competenze, ne discuta lei coi suoi colleghi della Municipale, coi Carabinieri, coi Vigili del Fuoco, con le Guardie Svizzere, coi Corazzieri di Sardegna, con l’Esercito della Salvezza, con le Giovani Marmotte, gli Scout o con chi meglio crede! Io il mio dovere l’ho fatto! Ora spetta a voi!”
Dall’altra parte del cavo odo arrivare un “Va be’…” in tono scocciato e per niente convinto.
“Buonasera”.
“Buonasera”.
Fine della telefonata.

Perplessità…

Riflessione.

Voglio fare una piccola premessa dicendo che io sono figlia di un uomo che ha prestato servizio nella Polizia di Stato per 42 anni. Rivolgermi al 113 per me è un istinto naturale, in caso di necessità, ovviamente.
Al 113, ai tempi in cui non esistevano i cellulari, io chiamavo da bambina affinché mi passassero mio padre, quando avevo bisogno di parlare con lui.
Il 113, proiezione della da me adorata figura paterna, ha sempre rappresentato per me l’emblema della Protezione, della Giustizia, del Senso del Dovere Civico e non. Insomma, dell’aiuto incondizionato e sempre pronto.

Orbene, è mai possibile sentirsi dare risposte simili?
E’ mai possibile essere rimpallati da un centralino all’altro della Polizia, senza avere reale ascolto, né tanto meno aiuto?
Io non ho idea di come sia andata a finire, se poi una pattuglia sia realmente andata a fare un sovralluogo.
Io tutto ciò che so è che, dalla perplessità e dallo sconcerto, sono passata a sperimentare un profondo senso di frustrazione e abbandono e rabbia.
Chi dovrebbe tutelarci e proteggerci che fa? Mena il can per l’aia e parla di “mansionario”??????!!!!!!
E quando accade un incidente, non c’è disponibile un poliziotto che possa andare a verificare responsabili e responsabilità?
Però per sovrapporsi ai semafori, nei punti nevralgici del traffico cittadino nelle ore di punta sono sempre disponibili eserciti di vigili! E vogliamo parlare di tutti quelli lì in agguato, sempre pronti a fare multe per le inesistenti infrazioni, in una città dove la viabilità è nei sogni più aurei di tutti i cittadini?
Boh…

Dov’erano, sempre ieri sera, poco prima dell’incidente, i Vigili quando un ragazzino cretino sfrecciava in skateboard in mezzo alla carreggiata di via Carlo Felice?…
E dove sono i Vigili per regolamentare il traffico a Santa Maria dove i semafori sono tutti pericolosamente lampeggianti da giorni?

A giugno del 2009, sulla strada Ittiri-Alghero, mi imbattei in un cavallo imbizzarrito, scappato dal maneggio che c’è a qualche chilometro dall’ingresso di Alghero. Anche in quell’occasione composi il 113, fui rimpallata alla Polizia Municipale e mi sentii dire queste testuali, indignate parole “Signora, noi non siamo guardie zoofile! Non possiamo venire a catturare il cavallo!”
Vai tu e spiega ad un Vigile Urbano che il suo dovere non era catturare il cavallo, ma semmai, chiamare lui le guardie zoofile e nel frattempo andare a controllare il traffico su una strada dove le macchine corrono e a trovarsi un cavallo in mezzo alla carreggiata si rischiano tragedie…

Cosa si può aggiungere?

Forse che assieme alle stagioni, alla frutta, alle carni, al pane e alla lana, non esistono manco più i Poliziotti di una volta?…
Diciamo che sì, questa è la conclusione più mite alla quale voglio giungere.

Il ragazzo incidentato ieri sera mi stringeva terrorizzato le mani.
Io mi sono ritrovata il suo sangue addosso. Mi sono ritrovata le scarpe, il cappotto, i pantaloni intrisi di benzina.
Ma a me mai sarebbe venuto in mente di sottrarre le mie mani a quelle insanguinate del ragazzo o di non inginocchiarmi per il rischio di sporcarmi.
Non fraintendetemi, non ho fatto un amato NULLA, tanto meno un amato nulla di eroico né di salvifico. Nulla proprio, credetemi.
Eppure a me, di dire a chicchessia “Ah… no, non è mia competenza tenere la mano di Carlo, tanto più che perde sangue!” non sarebbe mai venuto in mente.

Mondo, quanto poco ci vorrebbe per essere migliore.

Buona domenica.

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