Certe occasioni capitano una sola volta nella vita. Ma quando accadono il loro ricordo ti accompagna per sempre.

“Buongiorno, perdoni il disturbo, sono una giornalista, mi piacerebbe tanto poterla intervistare, mi trovo qui appositamente”. Davanti a me un uomo minuto, il sorriso aperto, lo sguardo vivace, i modi gentili. Mi trovo di fronte ad una delle leggende del culturismo mondiale. “Certamente signorina, la aspetto al bar”. Poche parole pronunciate con sicurezza, quasi a voler significare che per lui la parola data è importante.

Sì, perché Franco Columbu, unico italiano a vincere il titolo di Mister Mondo, Mister Universo e per due volte Mister Olympia (l’Oscar del settore), era anche questo: una persona vera, leale, di quelle che lasciano il segno, un gentiluomo d’altri tempi, appassionato e legato alla sua Terra e al suo paese, Ollolai, che lui considerava il centro del mondo.

Le pagine della nostra vita saranno sempre segnate dalle nostre origini, e Franco lo sapeva bene, bimbo-pastore nell’infanzia, migrante in Germania appena diciottenne; manovale di giorno, cultore del sollevamento pesi non appena staccava dal lavoro.

Una palestra nei sobborghi di Monaco di Baviera, l’incontro con l’amico di una vita, Arnold Schwarzenegger. I due si allenano assieme a sollevare blocchi di cemento, li accomuna la lealtà, il sacrificio, l’appartenenza a famiglie umili, l’orgoglio di poterlo raccontare. Basta cliccare il nome di Columbu ed ecco apparire i commenti dei personaggi che lo hanno conosciuto, ma anche di tanta gente comune. La dichiarazione d’amore di Arnold, un ricordo struggente : “Ti amo Franco, hai colorato la mia vita, non ti dimenticherò mai, sei stato il mio migliore amico”.
L’uomo e il campione, il fratello, padre e marito, ma anche Zizu, come lo chiamavano i suoi amati compaesani, che lo hanno sempre amato di un amore viscerale, autentico, fatto di piccoli gesti e di riconoscenza.

Ero lì ad Ollolai e ho potuto documentare, la chiesa di San Michele Arcangelo ha ospitato un evento intitolato “Visita al Campanile” dedicato ai lavori della messa in sicurezza resi possibili proprio grazie alla generosità di Franco Columbu e della sua famiglia, insieme ai suoi amici americani Lynn e David Swanson. Il paese in festa, testimone autentico di quel momento, la sorella ed i nipoti che si adoperavano per la buona riuscita, il rinfresco a suggellare le occasioni importanti. Uno dei tanti gesti di generosità che Franco era solito destinare al suo amato paese e alla sua amata gente, figlio del suo tempo, attento cultore della tradizione barbaricina.

Non l’ho più visto da quel giorno, Franco sognatore, per vari motivi la mia intervista non è andata. Franco e il ricordo di quel momento incastonato nella memoria della mia vita. Franco che ha trovato la morte nella sua Terra e nel suo mare. Franco Columbu, un uomo buono.

Anna Satta

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