Sarà il caso di premettere che questa NON è una recensione dello spettacolo. Perché io di teatro non ne capisco proprio nulla… ma niente davvero. Io sono una bestia ignorante che non si è mai presa la briga di documentarsi; sono lo zotico che davanti al quadro impressionista commenta qualcosa del tipo: “Ma… minchia, manco si capisce che sò girasoli questi!” Ignoro di regie, di canovacci e scenografie… Stanislasvkij forse lo compra il Milan se torna in Champions. Però il teatro mi diverte, mi coinvolge e mi sollazza. Come un plasticoso giocattolone che posso sbavare, atossico e arrotondato. I biglietti, la fila al botteghino, uè anche tu qui! Eh si (perché quel tono di sorpresa? Mah, sei qui per Luca? Beh si, anche, (ma che è, un funerale? E poi perché dai per scontato che io debba conoscere gli attori? ) Le poltroncine, tutti stipati, quei momenti in cui hai paura di guardanti intorno per incrociare lo sguardo indagatore della gente. Poi non resisti e ti volti anche tu… beccato! Ti riconosce da circa cinquanta metri di distanza un vecchio compagno delle medie (Cess, è invecchiato malissimo, non vuole visto, io me li porto molto meglio, non c’è storia, dammi il cinque!) agita la mano, sorridi per compiacenza e poi ti rigiri sciolto come Robocop; accanto hai una signora anzianotta, beh almeno non ci romperà i marroni col telefonino, e invece lo tira fuori, ultimo modello, e scatta un’improbabile foto al sipario chiuso. E stai lì, in attesa che inizi lo spettacolo. Che figata, è un po’ come al cinema ma qui non ci sono i pop-corn, anzi, c’è proprio un cartello che ingiunge di non consumare cibi e bevande, cattivo Teatro, perché mi fai questo? Ma non posso odiarti, tu hai il profumo di asettico pulito dei capelli di Silvan, devono sapere di borotalco quei cosi lì, la magia, il teatro , la prestigiribiridiridazione. Divago, so di divagare, è che mi sale l’ansia. Penso agli attori, chissà che strizza adesso, prima di andare in scena! Mi assale il delirio onirico, immagino di essere il… come si dice il capo degli attori? Capocomico? Beh insomma, quello che comanda un po’ tutti, regia, luci etc. sono là dietro le quinte, nella mia camicia bianca aperta sul petto villoso, i pantaloni neri attillati, che declamo alla musa della recitazione un discorso toccante che fa vibrare gli animi di quei piccoli, fragili attorucoli che mai raggiungeranno gli apici scintillanti della mia arte sublime… stop cazzate, dai che sta per iniziare. Ma poi, cos’è che “danno al teatro” oggi? “Toccata e fuga”, una divertente commedia di Derek Benfield! Ah! Derek Benfield! …il grande e irreprensibile Benfield! E kikatzè?! “Ma cosa ne sai tu , capra!” -  mi apostrofa lo Sgarbi-Mauro che abita nella mia mente (già, c’erano stanze vuote e ho preferito affittare). Recitano Luca e Valeria, quei simpatici guasconi… e questa è una garanzia. Ora effetto dissolvenza tremolante tipo acqua per flashback, prego… niente, scusate, non c’è collaborazione, devo fare tutto io! Dicevo… Ricordo varie opere interpretate da Luca e Valeria: su tutte il Cyrano. Una rivisitazione rutilante, complessa, innovativa, a tratti geniale; quando si chiuse il sipario, la signora anzianotta che sedeva vicino a me, senza telefonino questa ma con filo di perle tipo TeleMarket, sbottò: “Troppo, troppo lungo… hanno voluto strafare!”; “No Signora – risposi cortesemente – il solo problema è che qui dentro ci sono 45 gradi centigradi e che se non mi fa passare subito rischio di svenirle addosso”.  In effetti era estate e io stavo sudando come un maiale stipato nei più infimi recessi della stiva del Titanic. C’era talmente caldo che si sarebbe potuto tagliare le gobbe ad un cammello. Piccola digressione: questo modo di dire, del cammello intendo, deriva da ciò che appresi dal maestro delle elementari durante una lezione sui grandi deserti della Terra; egli affermò che i beduini, in caso di estrema necessità, magari persi tra le dune e lontani da fonti idriche, come estrema risorsa potevano abbattere il prezioso cammello, tagliarli le gobbe e spremerle per far uscire abbondante liquido, praticamente acqua. Ora, a me questa è sempre sembrata una coglionata e non ho mai trovato riscontro di questa pratica, comunque tant’è, ve l’ho spiegato sennò mi prendevate per matto. Ora invece c’è una bella temperatura, sto bene nella mia giacchetta verde rispolverata per l’occasione; Certo, quei bottoni che non chiudono più sul davanti mi ricordano antichi fasti di addominali scultorei (ma quando mai?!) la indosso aperta con fare disinvolto, con una smorfia di francofona alterigia che dice: “Oh, mais oui, potrei chiuderla…ma non mi va, vive la France!” Basta, basta con queste amenità, ecco, ci siamo… inizia!
Scenografia carina , colorata ed essenziale, ritmo alto e frizzante. Osservo e ascolto con attenzione. C’è una tipa giusto dietro di me che ogni tanto spara un “Cos’ha detto?” gracchiante e fastidioso; ho calcolato che si ripete con la precisione di un orologio atomico ogni 2 minuti e 37 secondi. All’ennesima esternazione immagino che si materializzi il buon Banfi in versione testimonial della Amplifon e che le spezzi la noce del capocollo. Presto me ne dimentico, perché lo spettacolo è coinvolgente e gli scambi di battute sono rapidi e senza pause. Il meccanismo impiega qualche minuto ad ingranare ma quando infine il motore viaggia a pieno regime il tutto assume fluidità e scorrevolezza. Penso sia un pezzo difficile, difficile da recitare e da coordinare. Per rendere appieno il gusto sofisticato di uno humor inglese occorrono i giusti tempi ed uno stile macchiettistico che si traduca in un’adeguata capacità espressiva. Direi che ci siamo, anche se i meno esperti sul palco peccano di qualche sbavatura; peccatucci veniali, s’intende, piccole imperfezioni che non guastano la prestazione in toto. Che figata poter parlare e sparlare quanto mi pare! Tanto chi è che leggerà queste righe? I soliti affezionati e non di più (ciao mamma!). Posso anche permettermi di commentare la prestazione di ogni singolo attore come fossi un critico sul serio? …
E allora, si parte! Roberta: ruolo non semplice quello della bella svampita, molto fisico, poco parlato; deve lasciare il segno nel poco spazio teatrale concesso; buon risultato, anche se l’ho vista un po’ intimidita e nervosa in certi scambi; un paio di piccoli errori ma niente di che; relax, un bel respiro e più scioltezza, perché la parte la fa bene e non deve temere.
Monica: tutto ok, anche lei sembra ansiosa all’inizio ma recupera brillantemente e trova il suo binario per portare in porto una buona prestazione; adesso dirò una delle mie solite cacchiate ma ritengo che questa ragazza non trovi la giusta collocazione nel genere commedia ma sia più adeguata per una rappresentazione simil-tragica in costume; vorrei riverderla ancora in un altro contesto per esprimere un giudizio definitivo.
Michele: è un grande questo qua! In primo luogo perché mi assomiglia un po’ fisicamente, anche se forse la mia giacca a lui chiuderebbe; straripante, caricaturale, a tratti Verdoniano (da C. Verdone), si vede che ha studiato il ragazzo. La sua è una prestazione che definirei di cultura teatrale, poiché per fare bene il fesso sul palco devi avere due palle così ed aver passato ore di prove e di lavoro su te stesso; certi passaggi interpretativi sono volutamente calcati e funzionali alla commedia.
Luca: grande zampata di una volpe del palcoscenico. In questa occasione attore e regista è padrone indiscusso del campo, possiede il testo, conosce la materia, conosce i compagni e sa precisamente i loro punti di forza e dove potrebbero incespicare, sostiene con grande personalità e riesce ad andare oltre i confini del suo personaggio; già , perché il tutto viene personalizzato, lucalositato per l’occasione con vaghe sfumature di sassareseria, esilarante, riconoscibile nella sua professionalità. Unica pecca: trovarselo così, in mutante ghepardate su sfondo verde amazzonico. Signori, ci sono dei bambini in sala!
Valeria: secondo me la parte più difficile; il suo personaggio si muove infatti su più registri, passando dalla moglie apprensiva, all’amante spregiudicata, all’amica stranita, alla donna offesa e umiliata, insomma un bel carico da portare. E lei riesce nel suo lavoro nel migliori dei modi. Assolutamente coinvolgente , è sempre concentrata al massimo, parla con la faccia e le sue mille espressioni , sembra ti stia guardando dritto negli occhi, si diverte e fa divertire . Questa sera la palma del migliore va a lei. La commedia finisce e te li ritrovi tutti lì che salutano, sembra di stare in pizzeria a farsi una divertente chiacchierata. Luca continua a far ridere anche se si è rivestito , ne spara un paio delle sue giusto per gradire, non c’è voglia di andarsene, verrebbe voglia di vederli fare anche qualcosa…dai! Improvvisate! Mannaggia! Dovrebbero farne più spesso di questi spettacoli. Stringo la mano al Signor Losito che tiene banco tra il pubblico che lentamente scema via, poi esco anch’io. Ho un certo languore, una voglia matta di noccioline…
Dunque signori, stasera, primo novembre, avete poche alternative: uscire per locali è una possibilita ma l’avete già fatto ieri. E poi che palle, sempre le stesse cose! Oppure potete rimanere a casa a guardare la Tv. Ecco, mi sono informato, stasera danno su Italia 1 un film d’animazione dal titolo “Gnomeo e Giulietta” che ahimè non è un porno, come si sarebbe potuto evincere. A seguire su Rai 1 c’è l’imperdibile “Ballando con le stelle” con l’ipnotica danza dei tricipiti flaccidi della Carlucci, no comment. Su canale 5 c’è “Tu si que vales”, ovvero il trionfo della beceraggine basso-borghese italiana. Insomma, se volete davvero farvi una sana risata ed omaggiare il lavoro di persone che valgono veramente e che portano sul palco la loro passione e professionalità, oggi e solo oggi non perdetevi il secondo spettacolo . “Toccata e fuga” , ore 21 , al Ferroviario.

Mauro Piras

FOTO: Valentina Abbate

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