La parola ai protagonisti…

Ascoltare le parole di Mirko mette a proprio agio, la storia dei Candelieri passata e presente è anche questo, storia di testimonianza.

Incontro Mirko in un pomeriggio assolato,manifestazione appena conclusa che lascia dietro di sé umori e sapori (quelli pochi!), parole sussurrate in privato, stornelli sassaresi che da sempre hanno celebrato le occasioni importanti. Via dei Corsi e l’insegna che reca la data 1855 Gremio dei Piccapietre. “Sì esatto, questo è il glorioso gremio a cui appartengo e a cui è appartenuta la mia famiglia da generazioni, attraverso mio nonno e i suoi figli. Io ne faccio parte sin da quando avevo diciassette anni e ricordo ancora il giorno in cui chiesi a mio zio di poter imparare a diventare un bravo gremiante”.

Mirko è un ragazzo giovanissimo, tutta la passione attraverso i suoi occhi e tutto l’entusiasmo di chi ha voglia di raccontare. Mi accoglie nella loro sede, appesi alle pareti foto incorniciate in cui campeggiano momenti di un tempo passato ricco di memoria, cimeli, i ferri del mestiere di coloro che furono i maestri scalpellini, minatori, cavatori, intagliatori di pietre. La bandiera di damasco celeste con al centro il ritratto della Madonna della Salute e poi i gremianti che indossano il loro frac, perfettamente stirato, camicia bianca inamidata, gilet nero, papillon, guanti neri e sciabola al fianco, paiono quasi animarsi in mezzo a noi. Quanto avranno da raccontare i figuranti che da secoli ormai fanno la loro discesa composta per raggiungere la tappa più importante, la chiesa in onore di Santa Maria di Betlem e il simulacro dell’Assunta a cui rendere onore e sciogliere il voto.

“Sono legato a vari titoli alla Madonna – prosegue Mirko- avevo sette anni e ricordo ancora quel bruttissimo incidente, credo fermamente che qualcuno da lassù mi abbia dato una grossa mano, perciò ora sono qui, con tutto il rispetto e la devozione che ho dentro, questa per me è una missione e sarà sempre una parte importante della mia vita,devo molto a Nostra Signora della Salute e ai Candelieri”.

Mirko mi fa capire chiaramente che ciò che anima la vita all’interno del gremio,di ogni gremio è la fede senza la quale niente avrebbe senso, fede e devozione, senso di appartenenza. “Il gremio è una cosa seria, non una cionfra !”
A questo punto Mirko si fa serio e scandisce bene le parole, scopro che per entrare a farne parte occorre seguire un iter ed essere sottoposti al vaglio della Commissione paritetica. Sono curiosa e voglio sapere di più. Ma Mirko è preparatissimo in materia e mi spiega che tale commissione è composta da un rappresentante del Comune, uno dell’intergremio e un rappresentante della Curia vescovile che avranno il delicato compito di accogliere o meno il nuovo gremio, studiandone storia e tradizione.

“La mia famiglia è stata tra le prime a farne parte..vedi, un’opera realizzata dai piccapietre è la basilica di San Gavino a Porto Torres”. E poi? E poi c’è il signor Salvatore Sechi, l’anziano del gremio, lui era lì, la nascita del candeliere la ha vissuta appieno, ben 67 anni di gremio. Il rispetto per gli anziani del gremio, altro valore fondante, altrimenti non avrebbe senso farne parte, il rispetto per l’autorevolezza, mediante la disciplina, il decoro e la dedizione. “Diventare obriere comporta spese e sacrifici da parte di tutta la famiglia, mogli, fidanzate, madri, padri, figli; insomma tanto lavoro… e tutto fa gruppo, il gremio è come una seconda famiglia, io la considero tale e dopo tanti anni la vivo così”.

Ma che cosa è cambiato oggi rispetto al passato?
Mirko si è sentito raccontare le prime discese, alle 9.30 massimo si era già davanti al portone di Santa Maria mentre oggi l’ultimo candeliere può arrivare anche all’ 1.30 del mattino. “Oggi con l’andare del tempo fede e tradizione sono un po’ dimenticate, il turismo chiede più folklore, ma è, e rimane, sempre una processione”- ribadisce Mirko con fermezza. La Discesa quindi, dove il capo candeliere dà il ritmo e scandisce i passi, sceglie gli uomini e la coreografia, dove quel ritmo è scandito dal tamburo e i passi, alcuni più svelti, altri che simulano una breve corsa, questo è il ballo del candeliere, questa è la festa. E poi? E poi c’è il Palazzo di Città e ad attendere il sindaco e la giunta comunale, peraltro nuova di zecca perché appena insediata, poi il brindisi “ a zent’anni!”, calici in alto, tintinnio , il sindaco che per tradizione esce dal palazzo delle istituzioni e si confronta con la gente. E poi? E poi il fischiometro, gradimento sì, gradimento no, a seconda dell’intensità dei fischi. Quest’anno aleggiava lo spettro dell’arrostita!
“Non sa’ da fare!- tuonava il sindaco- occorre tirare la cinghia, troppo spreco, bisogna recuperare il vero senso di una tradizione millenaria”. Ma si sa, a pancia piena si ragiona meglio. Questa però non è la vera storia del gremio. E’ semplicemente un’altra storia.

Anna Satta

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